Il gruppo Talamonti ha collaudato un nuovo sistema di cura integrato anticipando alcune proposte di cura sperimentate a livello terapeutico.
INNOVATE TO WIN è molto più che uno slogan aziendale per il Gruppo Talamonti. Nel nostro continuo peregrinare alla ricerca di eccellenze nel settore Sanità e Medicina, nelle Marche abbiamo trovato una società di Acquaviva Picena che ha chiara la sua missione: “Migliorare la qualità della vita delle Persone attraverso l’utilizzo di tecnologie medicali innovative”.
Ma il tema centrale che Alessandro Talamonti, il titolare, porta avanti è che Salute significa Equilibrio. Perchè?
“Il nostro viaggio è iniziato con la ricerca di un nuovo linguaggio, nuove regole per dialogare con il “sistema uomo”, un linguaggio armonico fatto di principi fisici e principi attivi che lavorano in sinergia. Abbiamo realizzato un Sistema in grado di risolvere patologie molto debilitanti: Fibromialgia, Linfedema, Lesioni Cutanee Croniche, Piede Diabetico, Flebopatie Croniche.. Questo sistema è stato chiamato Novalinfa”.
In pratica stiamo parlando di un metodo?
Sì. L’essere umano è un sistema complesso, organizzato in sottosistemi che dialogano e sono in equilibrio tra di loro.
Per essere in salute, occorre che l’uomo riconquisti la reale percezione dello spazio che lo circonda, lo rieduchi al corretto funzionamento e ne riequilibri i sistemi biologici”.
Di qui, un nuovo “Sistema” di intendere lo star bene… Il Sistema Integrato Novalinfa è il metodo per il ripristino della fisiologia del corpo umano, approcciare il paziente e non la patologia.
Basarsi sulla risposta Fisiologica dei vari Tessuti. Gestire i meccanismi della Guarigione.
Sistema integrato Novalinfa:
L’uomo non più considerato in maniera segmentaria ma come “un tutto funzionante”, formato da più sistemi fisiologici.
Il piede diabetico, come si cura?
Fondamentale è prevenire, poi, per l’ulcera neuropatica plantare ci sono tre fasi: la cura locale (cioè pulizia e medicazione), il trattamento di eventuali infezioni, lo scarico della lesione ulcerativa (cioè evitare che questa sia gravata dal peso del corpo durante la deambulazione).
La mancata attuazione anche di uno solo di questi momenti terapeutici diminuisce drasticamente la probabilità di guarigione, con il rischio anzi di peggioramento.
Cosa intende per prevenzione?
La cura di un’ulcera plantare, come d’altronde di tutte le ulcere, prevede non solo che sia curata la lesione ma che sia eliminata la causa che l’ha prodotta, nel nostro caso l’iperpressione.
Il primo passo sarà quindi il cosiddetto “debridement” dell’ulcera che consiste nell’eliminare tutti i tessuti non vitali.
Ridurre il numero di amputazioni è un obiettivo fondamentale per la cura del paziente diabetico; ma quali sono concretamente le possibilità?
Mancano dati precisi su quanto avviene in Italia; anche se nei Centri Specializzati nella cura del Piede Diabetico è stata rilevata una riduzione significativa di amputazioni, il numero di questi interventi è ancora numeroso.
E’ necessario migliorare la capacità di curare efficacemente e precocemente l’ulcera; per raggiungere questo obiettivo sono necessarie nuove efficaci terapie ospedaliere e domiciliari.
Esiste una “proposta” della TALAMONTI GROUP…
Noi raccomandiamo da anni azioni per il trattamento del piede diabetico: analisi volumetrica istantanea e comparata nel tempo degli arti interessati alla patologia (dispositivo impiegato: VUR3D), debridementatraumatico, killing batterico, stimolazione processi riparativi, produzione di energia nei tessuti con conseguente equilibrio dei liquidi, passaggio di nutrienti e ossigeno, allontanamento di tossine, richiamo in superficie di elementi che favoriscono la guarigione delle ferite, (dispositivi impiegati: DebriJet + Transpoder Med/Pro).
Sono azioni complete e sinergiche che garaniscono un risultato terapeutico efficace e duraturo.
Piede diabetico, si può curare
Se si pensa alle previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha stimato in oltre 300 milioni il numero di diabetici nel 2025 rispetto ai 120 milioni calcolati nel 1996 si può facilmente immaginare quale dimensione assuma questo sto problema: il 15% dei diabetici andrà incontro nella vita a un’ulcera del piede che richiederà cure mediche.
Il rischio è l’amputazione maggiore, ossia effettuata sopra la caviglia; pur rappresentando la popolazione diabetica all’incirca il 3% della popolazione generale, più del 50% di tutte le amputazioni maggiori riguardano proprio i diabetici.
Per curare efficacemente un’ulcera è necessario disporre di protocolli diagnostici e terapeutici efficaci e di tutte le professionalità necessarie. In particolare si parla di piede diabetico quando la neuropatia diabetica e/o l’arteriopatia degli arti inferiori compromettono la funzione o la struttura del piede.
I due quadri, definiti piede neuropatico o piede ischemico, sono profondamente diversi tra loro: tuttavia nella gran parte dei soggetti soprattutto di età avanzata, coesiste sia la neuropatia che la vasculopatia, e si parla quindi di piede neuroischemico. Il primo passo sarà quindi il cosiddetto “debridement” dell’ulcera che consiste nell’eliminare tutti i tessuti non vitali”.